COMUNICATO STAMPA

 

Lunedì 16 settembre ore 19.00 al Centro culturale areapangeart

si inaugura l'esposizione d'autunno che termina il 16 dicembre 2024

 

COMPRESENZA

SEGNO - COLORE - LUCE

 

GIANNI PARIS - GUALTIERO MASCANZONI - LOREDANA MÜLLER

a cura di Loredana Müller

suoni in sala: György Ligeti "Lux aeterna"

poesia: Gilberto Isella, Antonio Rossi

 

Compresenza, associata alle parole segno, colore, luce, vuole indicare il silenzio di un passaggio, il superamento di una soglia. Tele ad olio di buona dimensione di Gianni Paris, sculture in alabastro e alcune pagine incise di Gualtiero Mascanzoni, inchiostri, tele e libri d'artista di Loredana Müller.

È forse la voce di quel passaggio interiore colmo di paesaggi emotivi, paure, attese e sospensioni che anima questa esposizione d’autunno.

Azioni, spesso in relazione con quella zona del " non sapere" che ci conduce al confronto, non solo con il tempo del vivere, quello della malattia o della morte, ma con quell’esserci tanto presente e necessario ad ogni fatto vitale. La via di un "non luogo" che sfugge o meglio ricerca altre dimensioni interiori, dove la stanza è quella del cuore come direbbe in poesia Emily Dickinson, o in altre modalità il pensiero di Joan Halifax. In programma un documentario di Werner Weick che proporremo come prima serata di approfondimento mentre Joan Halifax, laureata in filosofia e antropologia, ci condurrà al mito e alla ricerca interiore di una vita.

Grazie ai figli Rachele e Giacomo Paris, è stata possibile un’intesa e mantenere quella promessa che ha condotto all’esposizione delle opere di Gianni Paris.

Generare un dialogo in "particola di mondo" con il pittore che ha saputo affrontare il colore in modo simbolico. Con la forza propria di un vento maestrale a volte delicato a volte estremo, il suo segnare con pennello, il suo trasportare materia-colore, spesso densa e prosciugata, sempre colma di humus-olio e quella diafanità dettata dalla tavolozza e dal fare pittorico, consapevole d'anima, travaglio tra respiro, psiche e corpo.

Gianni Paris, (1948-2018) il pittore del silenzio; le sue opere, “senza titolo”, sono state esposte spesso in areapangeart. Inizialmente, quando era ancora in vita, seppur malato, grazie a Veronica Paris e alle incredibili pagine generate insieme, oggi per rispettare un’amicale promessa. Tele ad olio di gran formato, pagine d'inchiostro, e grafiti minuziose.

Una scelta particolare in questa occasione; non omaggio o personale, ma dialogo, dove tra le opere esposte, vorremmo dare memoria e ricordare la compagna della sua vita, Veronica Paris, e insieme omaggiare anche la compagna di Gualtiero Mascanzoni.

Gualtiero Mascanzoni, classe 1941, è scultore in pietra, marmo, alabastro e legno. Presenta in esposizione cinque sculture quasi bianche in alabastro, di buona dimensione, e alcune pagine calcografiche, incise, dove il segno d'inchiostro si confronta con il biancore del foglio. "Ispirazioni" titolano le incisioni e "Figure" le sculture in alabastro che ci incantano, oltre a "Metamorfosi" e "Petit Cyclope" sempre in alabastro.

Un artista già presentato in areapangeart: è stato docente di rara lealtà per il Ticino, con studi a Losanna e Parigi viaggi in India e oriente e, a mio avviso, tra i maggiori scultori in pietra e legno, viventi, della Svizzera Italiana.

Loredana Müller classe 1964, sarà a sua volta in sala espositiva; per l'amicizia con la famiglia Paris, la stima significativa con Gianni. Opere di buon formato su tela, inchiostri e libri d'artista unitamente ai poeti Antonio Rossi, Rita Iacomino, Prisca Agustoni, Dubrasko Pusek, Ada Donati, Elisabetta Motta. "Ritmi tribali", "Ritmie naturali", "Compresenza" i titoli delle tele; o ancora " Dentro al giardino" di Iacomino o " Propaggini e filamenti" di Rossi si intitolano alcuni libri d'artista...

E quell'afflato nell' allestire che ormai caratterizza questo spazio d'arte contemporanea. Spazio sempre in ricerca, che si nutre di radici d'ogni natura, attente alla storia dell'arte e a questa necessarie. Spazio in cui si intrecciano la dimensione critica e quella lirico-poetica che non è possibile sottrarre. Ogni esposizione viene proposta come un rituale d'intensità, uno strumento per vivere e per restare assorti in un luogo-mondo che, pensiamo, potrebbe così essere migliore. Un luogo dove la filosofia, la mistica, la musica nutrono il pensiero. Ritenendolo fatto primario nella accezione di libertà arte-ecosofica che perseguiamo.

 

Areapangeart prevede tre serate di approfondimento:

7 ottobre: Documentario di Werner Weick " Il viaggio di una vita Joan Halifax" rsi 50' Il Filo d'Oro

             11 novembre: Poesia e libri d'artista. Interverranno: Dubravko Pušek, Antonio Rossi

25 novembre: Suoni e proiezioni: Isabella Libra - intervento poetico: Gilberto Isella

 

 

www.areapangeart.ch ai casgnò 11a - 6528 Camorino - 0763380967-0918573979 loredanamuller@bluewin.ch

Gianni Paris ( 1948-2018 )

 

Selezione espositiva: Sala Patriziale, Carasso, 1976;

Museo di Mendriso e galleria Sintesi, Chiasso, 1977;

Museo della Malpensata, Lugano e Galleria La Bottega, Arzo, 1978;

Fondazione Caccia-Rusca, Morcote, 1979;

Galleria Mendrisio, Mendrisio, 1980;

Galleria SPSAS, Locarno, 1981;

Casa Cavalier Pellanda, Biasca, 1982;

Galleria Corso Bello, Mendrisio, 1993;

Galleria Urania, Zurigo, 1984;

Studio di Pierino Selmoni, Ligornetto, 1987;

Galleria La Casa di Vaglio, 1982;

Museo D'Arte di Mendrisio, 1994;

Centro Elisarium, Minusio-Locarno, 1995;

Villa Foresta, Mendrisio, 1996;

Galleria Rosengarten, Thun Cantone di Berna, 1998;

Galleria Poma, Morcote, 1999;

Spazio Irene Weiss, Tremona, 2000;

Pittura in pagina” Areapangeart, Camorino-Bellinzona, 2015-16;

Biennale del Libro d’Artista" Areapangeart, 2018

In carta e in tela” Areapangeart, 2019. 

" Pittura in silenzio " trasferta areapangeart a Roma Hyunnart studio

Biblioteca Cantonale Lugano febbraio 2022

"Grafite e Poesia" novembre 2022 Areapangeart

 

 

 

 

Gualtiero Mascanzoni nato nel 1941, nel 1960 frequenta la scuola di Belle Arti di Losanna, prosegue a Parigi all'Accadé-mie de le Grand Chaumière. Viaggia l'Italia soprattutto Firenze/ Toscana, dove è Paolo Uccello a colpirlo. Rientra in Ticino ed è attivo come insegnante a tempo pieno nelle scuole superiori, ma si dedica comunque all'incisione, alla pittura e alla scultura. Negli anni '80 viaggia in Oriente, si ferma per un lungo soggiorno in India. Dal 2000 si dedica esclusivamente alla scultura, in legno, in alabastro e marmo. Oltre rappresentare la figura come ente umano e filosofico, abbraccia nelle sue opere la luce ed il vuoto come essenza creaturale. Molte le personali e le collettive a Bellinzona, Basilea, Berna, Busto Arsizio, Carona, Gnosca, Grono ( GR), Morcote, Neuchàtel, Portogruaro, Rivera, Stabio, Varese, Milano. Attivo in manifestazioni legate all'arte, dal Gambarogno, a Chàteau de La Sarraz, da Indemini, alla Calabria, da Giubiasco, a Monticiano di Siena.Molti i testi critici e gli approfondimenti, di critici e giornalisti della nostra regione e non solo. Vive e lavora a Prato Carasso.

 

 

 

 

 

Loredana Müller, è nata a Mendrisio nel 1964, risiede nel Luganese e studia allo CSIA, segue le lezioni di M. Cavalli e M. Huber, tra grafica e arti applicate. Con una borsa di studio, si licenzia in pittura nel 1988 presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, ove frequenta i corsi di E. Brunori e G. Strazza. È pittrice, incisore, ceramista. Espone frequentemente in Italia, in Francia, in Svezia, in Romania e in Svizzera, sia in personali che in collettive. Rientra in Ticino nel 2000. Apre la Galleria Pangeart (2002-2006) a Bellinzona. Cura le cartelle calcografiche Omaggi e confronti. Avvia nel 2006 la Scuola areapangeart di Arti Applicate a Camorino. Nel 2007 il Progetto Pangeart si unisce a AR Officina d’Arte Contemporanea a Milano. Nel 2008 cura le cartelle calcografiche AR. Nascono le Edizioni areapangeart in collaborazione con artisti e poeti. Nel 2009 fonda le edizioni ramo radice con M.R.Valentini. Cospicua la produzione di libri d’artista. Dal 2009 collabora con la Galleria Stellanove di Mendrisio e con L.I.Art Roma. Dal 2010 al 2015 hanno luogo numerose esposizioni di pittura e d'incisione calcografica. Nel 2015 apre col compagno Gabriele Donadini il centro culturale areapangeart, con esposizioni internazionali e incontri di poesia, letteratura, musica e cinema.

COMPRESENZA - SEGNO - COLORE - LUCE a cura di Loredana Müller

GIANNI PARIS GUALTIERO MASCANZONI LOREDANA MULLER

testo di VINCENZO GUARRACINO

 

Il progetto : “Un'esposizione”, dice Lore, “nasce, dopo lunghe riflessioni. Pensieri e accadimenti prendono corpo. E svelano senso e contenuti che sono affini, tra artisti, poeti, musicisti...qualcosa in più li rende vicini. Per fare bene ci vuole tempo, ma esso sappiamo e assai relativo. Ogni processo è lento, diviene un coro di voci e una piccola regia, quando assunte con necessità, come ad esempio fa il micelio, così è il nostro elaborare profondo, e si articola e si " espone" incontrando- incontrandosi ...nutre e si nutre. Colmo della sua caducità e per questo sacralità. Ogni esposizione in areapangeart, credo che nasca per affinità, processi ed incontri che uniscono, perché parlano di accadimenti interiori”.

È l’idea di un progetto che a poco a poco si è andato delineando per farsi sempre più riconoscere, quello che Loredana rivela e che nel tempo prende corpo negli eventi che negli anni stanno susseguendosi, tra “Trasparenza-Trascendenza”, “Geologia del Tempio” e “Pietracarta”: “accadimenti interiori”, prima ancora che realizzazioni con la “compresenza” e il coinvolgimento-partecipazione di singoli, artisti-poeti-musicisti che siano, intorno a un fulcro tematico assegnato da una rigorosa Regia. Come dire che l’incontro, ogni incontro, si è fondato su una affinità e necessità che aspetta solo la “parola”, il prendere corpo da un bisogno, per tramutare le potenzialità implicite in realtà nuove, capacità di fecondare sensibilità di quanti sanno prestarsi al gioco. Mi vengono in mente, a tal riguardo, versi e immagini di molte poesie. A partire da una di Yves Bonnefoy, Nos mains dans l’eau (“Le nostre mani nell’acqua”), che cito nella traduzione di Fabio Scotto.

In essa si parla di improvvisi riconoscimenti in cui un “segno”, una presenza, delle “forme spezzate”, vengono colte e recepite e forse poi sviluppate da infiniti altri, e che nell’amalgama e nell’incontro acquistano un senso.

 

Noi agitiamo quest’acqua. In essa le nostre mani si cercano,

Talvolta si sfiorano, forme spezzate.

Più in basso, è una corrente, è qualcosa d’invisibile,

Altri alberi, altre luci, altri sogni.

E guarda, sono anche altri colori.

La rifrazione trasfigura il rosso.

Era un giorno d’estate? No, è il temporale

Che «cambierà il cielo», e fino a sera.

 

Noi immergevamo le mani nel linguaggio,

Vi afferrarono parole delle quali non sapemmo

Che fare, non essendo che i nostri desideri.

 

Noi invecchiammo. Quest’acqua, nostra speranza.

Altri sapranno cercare più nel profondo

Un nuovo cielo, una nuova terra”.

 

Nel fondo marezzato di un’acqua, di un fiume o di uno stagno, che è metafore di un discorso nella sua fluidità o immobilità, forme diventano nell’incontro linguaggio: “forme spezzate” da un’”invisibile” forza e necessità, diventano alberi, luci, sogni, “colori”.

È il miracolo dell’essere che si rinnova continuamente: un “cielo” e una “terra” che appaiono e scompaiono senza soluzione di continuità, offrendosi come un arcobaleno di risorse inesauribili, allo sguardo e al cuore, alla fantasia. Frutto di un “caso” e di una “necessità”: come continue disgressioni e ramificazioni del sogno. E tutto per osmosi e “affinità”. Per illuminazioni eraclitee.

Ed è proprio da ciò che nasce e si autorizza anche per noi la “speranza” di cui parla Bonnefoy: la speranza che l’immagine successiva sia più bella e sorprendente di quella che l’ha preceduta, senza esserne il commento.

 

GIANNI PARIS

Per splendide digressioni

 

Dominare il proprio pensiero

severi come un pittore

che, sebbene non gli sfuggano,

non si perde in particolari

 

procedere piegando imperterriti

le splendide digressioni

incasellandole dopo averle sfiorate

senza annientarle del contatto

immiserirle nel proprio livido progetto”.

 

È una dichiarazione di poetica, questa che il poeta Luciano Troisio ci ha consegnato in un testo di Parnaso d’Oriente (2004), utile per comprendere non solo la sua linea di scrittura votata alla microscopica, fredda vivisezione delle cose, impigliandosi in “particolari” e distratta continuamente da felici “digressioni”, ma anche ogni esperienza di linguaggio in cui un individuo si misura, col segno o col colore, con il mondo incommensurabile del proprio “buio”, con il luogo dove parole e immagini si scontrano in una lotta silenziosa e capitale per vedere la luce.

 

Che rapporto può esserci tra questa dichiarazione e la pratica dell’arte di Gianni Paris (1948-2018), un artista votato a una ricerca perseguita in solitudine e nel silenzio? Di un artista, cioè, abituato a “dominare il proprio pensiero” con certosina applicazione a un “progetto” di auto-rappresentazione per interposte presenze: sorpreso continuamente nel suo percorso da altre forme, da personae e fantasmi, protese a generare e rinsaldare memorie e pensieri; sorpreso sempre da un altro segno e da un sogno continuamente risorgente di poter far emergere, attraverso il graffio della scrittura e la materia pigmentale del colore, la parte più onirica e selvatica di sé nei “particolari” rivelatori ed eloquenti delle sue pagine silenziose, che rinunciano ad ogni logica rappresentativa per suggerire e forgiare solo le emergenze plastiche. Come a fare affacciare lo spettatore sorpreso, sul “livido” pozzo dei propri più amniotici e ribollenti fantasmi, dal vento irresistibile del fare pittorico del suo pennello.

Una visione, questa, che sembrerebbe escludere a priori qualsiasi intervento dell’io, del “pensiero”. Eppure, come sempre il rimosso ritorna quando meno te l’aspetti: ritorna in quell’aggettivo “splendide”, riferito alle “digressioni”, e ancor più in quel “livido” che sembra connotare il “progetto” in termini critici e negativi. Come dire che la poesia e l’arte si riprendono la loro parte e che l’orizzonte di chi scrive-dipinge improvvisamente si allarga ricuperando oltre i confini del prevedibile, tra il caos turbolento e inquieto delle trame che si sfilacciano, l’armonia pitagorica di una risorsa di sogno, nello spazio di un fiore intravisto o intuito, in un’aria di canto appena accennato da un refolo di vento lucreziano: come l’apparire folgorante e imprevisto dell’”essere” al culmine di una meditazione, dopo pagine e pagine, tra diari, quaderni, tele, in cui fioriscono, “dopo migliaia di mantra”, giochi di immagine e significanti insensati ma suggestivi, aperti ad ogni fruizione e profanazione.

 

 

 

 

 

GUALTIERO MASCANZONI

 

Ispirazioni”, le incisioni, e “Figure” le sculture in alabastro di Gualtiero Mascanzoni (classe 1941), nomi che ci incantano, assieme alle sue “Metamorfosi” e al “Petit Cyclope”: presenze eloquenti e suggestive di una frequentazione di un Eden di pensieri e fantasmi, ritagliandosi uno spazio in cui segno e forma si confrontano sulla scena di un teatro metafisico che evoca il silenzio di passi che non temono di attardarsi nel superamento di una soglia luminosa, quella degli elisii laeta arva virgiliani, dove le ombre si aggirano liete di starci.

Ecco, è forse questo “il respiro di un nulla”, che fermenta e vive, di cui scriveva Alfonso Gatto in uno dei suoi Pensieri. “Il respiro di un corpo che non sta mai fermo o che riposa, sempre sul filo continuo e perpetuo” del suo cercare.

Uno stato e un continuum, al tempo stesso, in cui le metamorfosi dell’essere cercano sé stesse fino a raggiungere lo splendor formae, da cui si promettono e dipartono infinite coordinate di irradiazioni.

 

Giusto quello stato di cui parlava Angelo Maugeri in un suo testo intitolato appunto Eden, contenuto nella raccolta Kursaal (1989):

 

Il cielo multiplo

e prigioniero

la terra senza margini -

 

Entrambi dileguano

Il nero e il bianco

delirati -

 

I colori mai visti”.

 

È un non-paesaggio, tra cieli e terra indefiniti. Attorno, un buio senza margini, di “colori mai visti”, in cui le forme si aggirano e dileguano silenziose, indugiando su una scena di tragicità e leggerezza, che appartiene solo al miracolo dell’arte: nello spazio di un luogo senza età, dove ogni figura appare nitida e circonfusa dall’aureola del proprio sentimento di esserci. come la Lesbia di Catullo del c.68, ferma “a quella / soglia consumata, i suoi piedi luminosi / nel fruscìo dei sandali posando” (vv.70-72), pronta a tramutare il proprio strazio in risorsa di bene, la propria crux (“croce”) in lux (“luce”), grazie alla quale per chi resta, almeno nelle intenzioni, ancora vivere dulce est. .

 

 

LOREDANA MULLER

 

È nello stesso passaggio interiore, colmo di paesaggi emotivi, paure, attese e sospensioni, delle opere di Paris e Mascanzoni, che vive anche il lavoro di Loredana Muller, promotrice dell’evento e animatrice dello spazio, “spazio sempre in ricerca, che si nutre di radici d'ogni natura”, spazio di confronto e fecondazione, dove la filosofia, la mistica, la musica nutrono il pensiero, come lei stessa con umile orgoglio rivendica: per sé e per gli altri, intravedendo barbagli di felicità dove altri vedono solo buio e negatività.

Viene in mente la felicità che si intravede nei mirabili “idilli” di una poetessa degli altipiani, Annalisa Rodeghiero.

Eccone due frammenti di luminosa densità:

Quelle parole che erano

prima delle cose

aria sacra nella loro stessa luce

 

dove le custodiremo e fino a quando,

inascoltate di ora in ora, le campane?

 

Tutto il possibile è meraviglia

si diceva, eppure un po' alla volta il suono

come nel nulla un volto qualunque, si perdeva



Come angeli disinteressati

a scindere la vita dalla morte

in grazia di luce si stava

nel nitore dell’amore

 

l’anima esposta all’infinito ventre

della quasi nascita

 

Come la neve, come gli angeli”, si intitola la sua plaquette (2023), da cui sono tratti in cui prende corpo un paesaggio alpestre di nivale consistenza e suggestione metaforica assieme a uno scenario favoloso dove “in grazia di luce si stava / nel nitore dell’amore”, nel quale davvero tutto può accadere, esposti ad una vertigine essenziale, senza tempo, inseguendo “un’idea di felicità sempre distante”, eppure intravista come possibile.

È in questo spazio, infatti, che “tutto il possibile è meraviglia”: Annalisa Rodeghiero di questo ne è l’incantata riprova con la sua voce che sa di natura e di favola, di elfi e di sirene, esposta com’è “all’infinito ventre / della quasi nascita”, con un dettato che sembra sgorgato con naturale spontaneità da “verità” riposta nel mito dell’origine che sintetizza in sé tutto e nulla lascia al caso, conoscendo dell’animo di chi in esso si legge “ogni disperata piega”.

 

Non diversamente opera Loredana: ogni volta estraendo dall’”infinito ventre” della Natura semi e segni di “rinascita”. Rinascita di meraviglie e verità che danno il senso di una spontanea infinita rigenerazione: “in grazia di luce”, in una lingua che “è prima delle cose” perché è scritta da sempre nelle erbe, nelle pietre, nell’aria. Nel “non sapere” sapiente dell’essere.