lunedì 26 settembre
ACQUAPOETICA a cura di Gilberto Isella
TAEDIUM VITAE - IL BESTIARIO E ALTRE POESIE DI ANGELO CASÈ CON PIERRE CASÈ
Dalla introduzione di Gilberto Isella :
" Alla poesia leopardiana si riconosce il merito di aver impresso nuovo vigore al concetto di "noia" ( e indirettamente all'espressione latina " taedium vitae" ), ponendolo al riparo dallo sciupìo retorico e dal consumo volgarizzato. Da allora quel concetto fa parte di un campo semantico sempre più idoneo a rappresentare l'assetto della modernità: perdita dei fondamenti e del senso, negazione del finalismo. Per omettere poi qualche (dis)valore aggiunto: fastidio del quotidiano, oppressione del tempo, opacizzazione dei sentimenti...."
Testi poetici di Angelo Casè (Locarno 1936- Minusio 2005)
Era un grandissimo urogallo e chiaro
Mi avvenne di udirti nominare da lui.
Si raccoglieva il suo forte grido, tiurlì,
come di tenerezza. Ma subito riscivolava
lontano il vento sul mio povero colle.
Era un grandissimo urogallo e chiaro,
aveva bisogno del tuo impossibile nome,
il suo era un urlo feroce, tiurlì…
L’avrei dovuto schiacciare. Pure ti nominavo
sempre, e lungamente, e mai cessavo il tuo nome.
La mia era una muta rincorsa, tiurlì…
Il gallo cedrone tornava ad avere la voce,
ma era solo l’urlo del mio impossibile.
(Il Silos, Locarno, Carminati, 1958)
Un dissidio acceso
Un angolo di fiori nel cielo bianco
mi proibisce il limite della tristezza.
La tua figura mi sollecita l’eco,
che ripete a memoria l’immediata
presenza della tua voce precisa e selvaggia.
Nell’estremo e folto esercizio delle nubi,
colgo una foglia di sole come una ferita.
La difficile vincita del cielo è per me
un dissidio acceso e lontano nell’infanzia.
Come il cielo, vorrei vincere il tuo silenzio.
(I compagni del cribbio, Milano, Mondadori, 1965)
I compagni morti
Sono inferocite sotto il vento le attese. Nella stagione
che tace, sono tornei gli uccelli. La terra è una grande
volpe distesa e accaldata – sarà il disagio dell’ora
che fugge, la sua tristezza che non riusciamo a dire,
il silenzio che ci parla duramente di uno sparo – ma dove?
Immensità di fischi a ridere (sono i compagni morti,
che sparano contro le bottiglie di Pernod, sotto il sole).
(CdC)
Ma sia degno quel poco
Per bere, il solito gesto. Quando si abbia
una vigna nemmeno assai vasta, la radice spaccata
è spaccata per sempre, il rimedio non c’è che ti salvi
quell’uva. C’è solo il ricordo del picchio
al suo tronco – un foro più breve ogni anno
che passa, per cavarne ben poco: ma sia degno quel poco.
(Le precarie certezze, Ed.Cenobio, Lugano 1976)
Pur di salvarci la reputazione
Ha nome altisonante l’innocuo scarabeo – lo definisce
il naturalista “geotrupes stercorarius”. Infatti dello sterco
vive, tra minuscole sfere la femmina corteggiando, a segno
che la razza non abbia fine. E se pure sull’oro lo incisero
illustre dinastie di Egizi per premurarsi divine
misericordie, forse ne decreta la scomparsa la crescente
penuria di cavalli, di bovini. Tuttavia, appena gli diamo
retta, sembra dirci come la vita pur nelle feci è vita, in bene
in male scorrendo le stagioni come per noi che in altro brago
conviviamo, spesso mentendo pur di salvarci la reputazione.
(Al dunque, Il Trespolo, Locarno, 1986)
Orgogliosamente, vacuamente
Fai razzia d’immagini, qui o là rapace, furibondo
appena brilli l’occhio infido di un falco
posatosi chissà quando tra le festuche: o la faina
scorgi, che notturna le pollastre
aggredisce – le più corpose: le bianche Leghorn
o le timide Crevecoeur di Francia: o le inglesi
Orpington, non fa differenza; o le rosse Rhode
Island, ovaiole pregiate o semplicemente
galline da lessare nei giorni consacrati. Sei ancora
tu, sedentario incallito seduto sulla spalletta
dell’imbarcatoio: e non perdi le abitudini
puerili, a mezza profondità nell’intrico delle lische
già rossicie, il luccio spii com’esso la perca
di nero striata, la tinca dorata nella fanghiglia
o la lasca ingordo guati. Con tali infoltiti
bestiari e ingarbugliati dentro gli occhi,
orgogliosamente, vacuamente, ti credi poeta.
(Taedium vitae – postumo - Lugano, G.Casagrande, 2005)
lunedì 19 settembre:
ACQUAPOETICA a cura di Gilberto Isella
Credo fermamente nell'autonomia della parola in poesia, propio perché mi capita il dialogo con testi poetici e l'affronto come vicenda profonda, e non credo che si possa illustrare ma solo tentare di cogliere nodi o nessi tra intensitá e tensione, tra codici, tecniche, tra dimensioni d'ogni realizzazione e quella simbologia riguardante valori del tempo e d'archetipe verità. LM.
Garavaglia, in poche manciate di versi, consegna la verità dei numeri, in quanto cifre, ovvero enti vuoti di tutto e, in ragione di ciò, aperti alla totalità.
Esperienza di cui ebbe folgoranti intuizioni il tedesco Bernhard Riemann
(“E sulla retta magica tra zeri e infiniti/ scrivevi l’armonia della natura”, in “La funzione zeta”),
geniale mente logica e fine spirito religioso.
Due modi di essere all’apparenza antitetici, che la poesia riesce a coniugare.
C’è, infatti, un insieme intersezione comune, tra numeri e stelle, tra cifre e condizione umana. Garavaglia lo intuisce proprio a proposito di Riemann.
Se la persona si pone nel mondo come punto zero, davanti a sé non può che leggere il mondo come insieme
(come non pensare, sul piano logico-filosofico, al Kollektive Verbindung di Husserl?): di punti (“retta”),
di suoni (“orchestra”), di intervalli tonali (“musica”).
Appare molto interessante che Garavaglia, pur collocandosi –
come rileva Gilberto Isella nell’introduzione in un contesto “post newtoniano” – assuma con sensibilità di poeta le interazioni tra pensiero greco classico e prospettive contemporanee. In “Eureka” troviamo Archimede pensare/affermare, attraverso la voce dell’autrice che: “Ogni curva può essere retta”.
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Il 12 settembre per le 19.30 la prima serata delle tre in calendario
in acquapoetica a cura di Gilberto Isella,
che
vede come relatrici Maria Dolores Capilla e Irina Cattan
"EL
QUIJOTE " VERSUS "L'UOMO CONTEMPORANEO"
L'hidalgo di Cervantes combatte contro i mulini a vento cercando di affrontare i problemi
dell'esistenza riversando la propria follia sul quotidiano ma allo stesso tempo "El Quijote" rappresenta l'uomo che cerca di cambiare il corso del proprio
destino.
Osservava il filosofo Ortega y Gasset, ai margini di un’inchiesta su quello che vien considerato il primo romanzo in assoluto: “Lontano, solo nell’aperta pianura della Mancia, la grande figura di Don Chisciotte si incurva come un punto interrogativo”. A tutt’oggi l’interrogativo rimane. Cos’ è infatti Don Chisciotte, il capolavoro di Miguel de Cervantes e uno dei libri più conosciuti al mondo? Una parodia della letteratura cavalleresca medievale (Re Artù, Amadigi di Gaula, ecc.), un romanzo della follia, oppure la parabola di una solitudine tragica e delirante?
Un po’ di tutto questo, ma il genio dell’autore va ben oltre, ci conduce verso quel gioco di specchi deformanti in cui l’uomo moderno riconosce la propria cifra esistenziale. Ha scritto di recente il romanziere conterraneo Javier Cercas, “Ciò che davvero dice Cervantes è che la realtà è essenzialmente ambigua, ironica e contraddittoria: che Don Chisciotte è pazzo, ma è anche sano di mente; che Don Chisciotte è un personaggio comico e grottesco, ma anche un eroe tragico”.
Chi non riesce a trovare in se stesso l’ombra di Don Chisciotte?
(Gilberto Isella)
« Massa è tutto ciò che non valuta se stesso - né in bene né in male - mediante ragioni speciali, ma che si sente "come tutto il mondo", e tuttavia non se ne angustia, anzi si sente a suo agio nel riconoscersi identico agli altri. »
Ortega Y Gasset
Acquapoetica nasce grazie ad un incontro a studio con il poeta Gilberto Isella, stavo attorno ad un acquaforte. Tecnica incisoria che utilizza l'acido nitrico o il Solfato di Rame...ma è la parola che ha toccato il poeta, e credo per la poesia e per Acquapoetica quel forte sta...come Quirino Principe direbbe musica forte...colma di memoria, cultura e mistero...quella natura che dovrebbe essere il terreno dell'arte, Borges diceva che la poesia nasce da un gioire.
Dal cogliere suono - parola, parla di enigma, l'enigma è lì, e dovrebbe bastarci. Siamo passati dalla sala espositiva, sopra con la sottile ricerca sulle sonorità di Luciano Zampar, ora attorno ad un autore , ad un romanzo uno-due come Don Chischotte, che è di Cervantes, ed è stato riconosciuto sempre a detta di Jorge Luis Borges come un testo primo della Spagna, un poco come la Bibbia, il Corano in tempi più antichi, e come per esempio in seguito Dante per L'Italia, Goethe per la Germania, Shakespeare per L'inghilterra.
Parla di fortuna dettata dalla sottile ironia che scorre tra ogni proiezione e la realtà, ma lascio ora a Gilberto che modera l'intervento di Maria Dolores Capilla e Irina Cattan che hanno fondato la Casa della Cultura Spagnola a Lugano un centro di riferimento per la lingua e la cultura ispanica.
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Il 4 ottobre ore 19.00 SI INAUGURA LA QUARTA ESPOSIZIONE ARMAND RONDEZ UN OMAGGIO (1928-1986) , presenta Maria Will
Nata in collaborazione con l'Archivio NAR (Nachlass Armand Rondez) - Spazio d'Arte Stellanove di Mendrisio, l'esposizione è a cura di Loredana Müller e della critica d'arte Maria Will e resterà aperta fino al 16 gennaio 2017.
La mostra vede alle pareti più di dieci opere, tele ad olio dell'ultimo periodo del pittore di origine zurighese, unite ad una cartella calcografica che Armand Rondez ha generato attorno al poema "Lianto por Ignacio Sánchez Mejías" di Federico García Lorca.
La cartella sarà presentata martedì 18 ottobre, in quella serata è prevista la presentazione di un piccolo documento di riflessioni attorno al poema, rilegato poveramente (con materiali poveri riciclati) dalla Bazarbookpress di Massagno. Sarà previsto un musicista che accompagna un attore-recitante.
Il contributo critico di Maria Will farà nascere per le edizioni Topìk una monografia su Armand Rondez che verrà presentata
il 13 dicembre 2016.
Armand Rondez nasce a Zurigo il 5 giugno 1928 da famiglia di origine giurassiana. Passa una parte della sua formazione scolastica nel collegio di Einsiedeln. Determinante è l'incontro con Walter Jonas di cui frequenta i corsi a partire dal 1949. Lunghi soggiorni in Francia (1951) e poi in Spagna. Dal 1952-55 frequenta a Madrid l'Academia de Bellas Artes de San Fernando come allievo di Daniel Vasquez-Diaz. Espone per la prima volta nel 1953 alla Galleria Estilo di Madrid. Rientrato in Svizzera, il mercante Max Wydler gli organizza una mostra alla galleria Gurlitt di Monaco di Baviera. (continuazione vedi www.stellanove.ch)
Areapangeart nasce a Camorino il 12 settembre 2015 ( www.areapangeart.ch ). Una piccola realtà che ha in animo le arte visive, pittura, scultura e l grafica d'autore. Generando dialoghi tra pittura e scultura alternandoli a degli omaggi a singoli artisti. Previsti dei dialoghi tra scultura e fotografia. In programma attorno alle esposizioni incontri , che abbracciano i temi creando sempre nuove aperture. Affrontando i linguaggi delle arti, dalla poesia alla musica, dal cinema alla recitazione, scelte motivate ai fini di testimoniare la vitalità della ricerca aristica nel territorio aprendola ad echi internazionali, generando una necessità sul criterio che divenga verifica della propria linea etica.
Importante è la prenotazione agli eventi in saletta incontri, solo venticinque i posti disponibili.
Nota bene: Dopo l'inaugurazione del 4 ottobre i martedì si alterneranno ogni due settimane sempre alle ore19.
È possibile tesserarsi come amici o amici sostenitori, la tessera darà diritto previa prenotazione alla riservazione del posto , oltre al 20% sul prezzo dei corsi, e sulle edizioni areapangeart. Areapangeart non ha scopo di lucro, è un circolo culturale privato.