"La straordinaria vita di Wladimir Rosenbaum"

 

1984 RSI documentario di Werner Weick ad areapangeart

 

Per almeno una sessantina d'anni, i Colloqui di Eranos e le attività del Monte Verità, attirarono ad Ascona personalità culturali di assoluto prestigio internazionale. Ad Ascona vi fu chi ebbe la ventura di fare con regolarità incontri con un largo numero di queste personalità. Tra costoro occorre ricordare l'avvocato svizzero, antiquario e mercante d'arte di origine

ebraico-russa Vladimir Rosenbaum.

 

Nato a Minsk nel 1894, Vladimir Rosenbaum era figlio di un avvocato ebreo e deputato della Duma. Per sfuggire dai pogrom in Russia, nel 1902 il padre lo portò in Svizzera. Laureato in giurisprudenza all'Università di Berna, sposato con la pianista Aline Valangin, a Zurigo Rosenbaum fu in contatto con artisti, scrittori e filosofi come Hans Arp e Max Ernst, Ignazio Silone e Ernst Toller, Elias Canetti, Thomas Mann, Hermann Hesse e Martin Buber.

 

Nel 1929, Vladimir Rosenbaum e sua moglie acquistarono Casa Barca a Comologno nella Valle Onsernone, che divenne un luogo di incontro per artisti perseguitati: Kurt Tucholsky, Ignazio Silone, Elias Canetti, Max Bill, Meret Oppenheim e Max Ernst.

 

Nello studio legale di Rosenbaum, nel 1936, furono registrate transazioni a beneficio di chi, nel corso della guerra civile spagnola, combatté contro Franco, motivo per cui, l'anno dopo, Rosenbaum fu arrestato e successivamente condannato a quattro mesi di prigione.

 

La straordinaria vita di Wladimir Rosembaum è la prima parte di una serie complessivamente intitolata «Alla ricerca dell'Ascona perduta» di Werner Weick. Andò in onda il 27 febbraio 1985. Realizzato pochi mesi prima della sua scomparsa (occorsa il 24 settembre 1984), è un incontro con Rosembaum, dal quale sentiamo i ricordi di una vita fatta di incontri con personaggi importanti del mondo culturale internazionale; Max Bill: architetto pittore scultore designer (Winterthur, 1908 - Berlino, 1994); Aline Ducommun Rosenbaun Valangin: pianista e scrittrice (Vevy F, 1889 - Ascona, 1986); Carl Gustav Jung: psichiatra e psicanalista (Kesswil Tg, 1875 - Bolligen Be, 1961); Olga Fröbe Kapteyn: fondatrice nel 1933 Convegni Eranos (Londra, 1881 - Ascona, 1962); Daisetsu Teitarō Suzuki: storico delle religioni e filosofo giapponese, divulgatore del Buddhismo Zen (Kanazawa,1870 - Tokio, 1966); Ernesto Buonaiuti: teologo e storico, studioso di storia del Cristianesimo e di filosofia della religione (Roma, 1881-1946); Ignazio Silone: scrittore (Pescina Aquila, 1900 - Ginevra, 1978); Hans Arp: artista pittore e scultore (Strasburgo, 1886 - Basilea, 1966); Hermann Hesse: scrittore (Calw Germania, 1877 - Montagnola, 1962); Max Ernst: artista pittore (Bühl Germania, 1891 - Parigi, 1976).

 

 

 

 

 

L'essenza di Dio si trova oltre le speculazioni del pensiero umano”11 Dicembre, 2012

 

A colloquio con Werner Weick, regista e documentarista svizzero, autore di centinaia di lungometraggi in tutto il mondo e di una straordinaria raccolta di testimonianze di personaggi anche del mondo religioso

 

Nel corso del recente Torino Film Festival il documentarista svizzero è stato premiato ed è stata presentata una sua importante rassegna di sue opere. La Fondazione Bottari Lattes, impegnata a sostenere la cultura a come espressione di scambio e dialogo tra i popoli, è stata partner della seconda edizione del Premio alla cinematografia nonviolenta “Gli occhiali di Gandhi” promosso dal Centro Studi Sereno Regista, in associazione con RSI, Radiotelevisione Svizzera Italiana nell’ambito del progetto Irenea, un cinema per la pace

 

Quali sono i personaggi che l’hanno più colpita nella sua lunga lista di interviste?

 

L'incontro con un “grande vecchio” di Ascona, l'antiquario Wladimir Rosenbaum, ha fatto nascere dentro di me la voglia di raccontare in televisione la vita di personaggi poco noti al pubblico, ma di grande spessore culturale. Si trattava, va detto, di una sfida portata all'interno stesso della concezione di servizio pubblico della Radiotelevisione svizzera che impone, nel rispetto della varietà culturale e del rispetto delle minoranze, anche contenuti 'difficili' non soggetti al dio-degli-indici-di-ascolto. Io avevo alle spalle una crisi personale e professionale che mi aveva indotto a rinunciare all'ambitissimo ruolo, al centro di feroci contese, di inviato speciale, per dedicarmi a viaggi nell'interiorità - dove non c'erano concorrenti. Rosembaum era una leggenda vivente: avvocato di successo, abile antiquario aveva una mente libera dagli schemi e non si lasciava imbrigliare in nessuna istituzione, religiosa o politica professando un cuore e una generosità umana e finanziaria straordinaria. Aveva conosciuto Jung, Hesse, Joyce, Jean Arp, Elias Canetti e Thomas Mann, e altri personaggi del suo secolo. Negli anni Trenta ospitò molti esuli antifascisti, tra cui Ignazio Silone ed Ernesto Rossi; si impegnò in prima persona a contrastare il filonazismo in Svizzera e a sostenere la lotta antifranchista in Spagna.

 

Com’è mutato l’orizzonte ideale del mondo e i suoi “principali” attori più noti nell’età della globalizzazione

 

Ho sempre voluto proporre al pubblico, uomini e donne che avevano saputo completare il proprio percorso esistenziale seguendo in fondo la propria vocazione e raggiungendo una certa “saggezza”, tutta personale, alla quale possiamo attingere per vivere meglio e più coscientemente nel nostro tempo. In un mondo globalizzato e in continua frenetica trasformazione dobbiamo trovare il nostro perno, una bussola ideale e morale senza la quale corriamo continuamente il pericolo di perderci. Secondo me, un giornalista dotato di senso di responsabilità ha il dovere di proporre contenuti che mirino all'essenziale, alla qualità, e cioè parole e immagini dotate di significato, di senso. Non è opportuno aggiungere altre vacuità alla marea di pseudo comunicazioni che affligge le nostre giornate. Il giornalismo non serve per aiutare ad "ammazzare il tempo" - espressione peraltro orribile -di persone che non sanno cosa fare della propria esistenza. Chi lavora nei mass-media ha la grande opportunità di aiutare ad aprire la mente alla molteplicità dei punti di vista e alla complessità dei temi. Quando vedo colleghi anche famosi lanciarsi nella rete con i loro insulsi “mi piace” e “non mi piace” posso soltanto dispiacermi perché sprecano il loro talento per banalizzare la realtà, per ridurre al bianco e nero i colori del mondo.

 

Religione e umanesimo, uniscono e dividono gli uomini. Come interpretare i segni dei tempi e le parole profetiche di molti testimoni

 

 

L'interculturalità ci rivela i nostri limiti, ci insegna la tolleranza e ci fa comprendere la contingenza della condizione umana. La caratteristica principale dei protagonisti del Filo d'oro (la serie documentaristica realizzata in parte con Andrea Andriotto per la Televisione svizzera) è l'apertura, il dialogo con l'altro seguendo il consiglio di Pitagora: “Dagli altri tu devi imparare le domande, ma le risponde le devi trovare da te stesso”. Se io mi incontro con l'altro sostenendo che la mia religione è l'unica vera, che il mio Dio è più vero e potente del suo, ogni dialogo cade. Sappiamo che la pretesa di assolutismo delle religioni monoteiste, Cristianesimo e Islam in particolare, hanno disseminato la storia di lutti e di massacri. Non occorre appartenere a una religione per avere un codice etico, per osservare nome di comportamento formate sui valori universali. La condizione del laico e del non credente non è un vuoto rispetto a un pieno, non è qualcosa di inferiore rispetto a una presunta completezza. Ricordiamoci che l'essenza di Dio - se vogliamo credere in Dio - si trova sicuramente al di là della riflessione e della speculazione dell'uomo. Nelle immagini iniziali della mia trasmissione appare un dipinto in cui un uomo indica un labirinto che appare sul suo petto. Il messaggio è chiaro e impegnativo: “Conosci te stesso”. Si dice che quelle parole fossero scritte sopra la porta del tempio di Apollo a Delfi. E' una massima che appartiene a un ordine superiore a ogni filosofia, perché si rivolge all'anima e allo spirito. Non si può “imparare” la saggezza attingendo ai vari modelli che la storia umana ci propone. La conoscenza reale che ciascuno deve trovare solo in se stesso può essere acquisita unicamente attraverso una comprensione personale basata sull'esperienza. Platone diceva che "tutto ciò che l'uomo impara è già in lui". Tutti i saggi, tutti i modelli non sono che un'occasione per aiutarci a prendere coscienza di quello che abbiamo in noi stessi. Tutto ciò che è nell'uno è in rapporto diretto con ciò che è nell'altro. Avicenna ha detto: “Tu ti credi un nulla ed è in te che risiede il mondo”.